E’ sempre difficile dare dei consigli, soprattutto quando riguardano il modo di andare in barca. Innanzitutto per dare dei consigli bisogna essere o sentirsi esperti e non è certo il mio caso, inoltre, ogni marinaio ha le sue certezze alle quali difficilmente rinuncia. Sono pochi quelli che accettano di metterle in discussione e in effetti, avendo visto “cose galleggianti” di ogni tipo attraversare oceani tranquillamente, sarei portato a pensare che i consigli non servono a nessuno… basta issare una vela e il resto viene da sé.
Tuttavia, il mare può riservare delle sorprese e, fatte queste dovute premesse, scriverò in questo post quello che PER ME è fondamentale avere in una barca, soprattutto se si decide di fare una traversata oceanica in barca a vela.
Come prima cosa, se si vuole navigare in sicurezza, ci vuole uno strallo di TRINCHETTA dove ingarrocciare una vela piccola (trinchetta o tormentina). NON CI SONO ALTERNATIVE. Una barca per essere sicura deve poter manovrare in qualsiasi condizione e in qualsiasi andatura!
In una lunga traversata infatti non possiamo escludere di dover navigare anche con 40 nodi e se non abbiamo uno strallo di trinchetta saremo costretti a scappare col mare in poppa e un pezzettino di genoa srotolato che, rimanendo alto, contribuirà a far sbandare la barca al primo errore o colpo di mare. Il problema vero però si presenterà se dobbiamo assolutamente risalire il vento. Con il vento in poppa, infatti, tutti i santi aiutano ma, se non possiamo mettere le vele a segno, stringere il vento con mare contro e tanto vento diventa impossibile, se non pericoloso.
Quest’anno sono arrivato con la mia Papayaga in Nuova Zelanda. La traversata non è delle più semplici perché sono 1000 miglia in direzione nord-sud… un po’ come partire da Tunisi e finire in Danimarca. In questa traversata si passa da una zona tropicale ad una temperata e una bassa pressione te la becchi di sicuro. Il gioco sta nel prenderne solo una e possibilmente più a nord possibile dove sono meno cattive.
Prima della partenza da Tonga, tutti gli equipaggi dei barconi americani mi guardavano con compassione. Papayaga sembrava un giocattolino a confronto dei loro 15 metri pieni di ogni confort. La traversata è stata clemente, ma quando eravamo a 300 miglia dalla Nuova Zelanda una brutta bassa pressione ci ha preso in pieno con venti ovviamente da sud-ovest. Dalla stazione meteo di Capo Nord (NZ) hanno registrato 50 nodi e per radio non riuscivamo ad avere notizie delle barche che in quel momento si trovavano come noi in traversata.
Due mani alla randa e una trinchetta di 9 mq ci hanno permesso di fare tre giorni di bolina strettissima senza che la barca abbia avuto il minimo stress… (il nostro stomaco un po’). Il timone era leggero, il centro velico arretrato verso il centro della barca e noi, sdraiati in cuccetta, parlavamo e dormivamo in tranquillità. Quando siamo arrivati abbiamo chiesto notizie delle altre barche: alcune sono tornate indietro, altre hanno strappato le vele, altri ancora hanno ammainato tutto e, avendo enormi riserve di gasolio, hanno fatto tutto a motore a 2 nodi di avanzamento. Solo Alubat o altre barche serie sono arrivati senza danni. Per dovere di cronaca devo ammettere che non finirò mai di ringraziare chi mi ha regalato finalmente una vera cerata: una MUSTO in GORETEX. Avevo sempre considerato folle spendere tanti soldi per una cerata… mi sono dovuto ricredere! Quando la pioggia è fredda e si naviga per tanti giorni, non si può stare umidi e tutte le cerate che ho sempre provato mi riparavano si dalla pioggia o dagli schizzi, ma quando la levavo ero sempre umido di condensa o che ne so cosa altro… il GORETEX è fantastico, caldo e comodo come un pigiama (per non levarmi la cerata ho dormito una notte sul paiolo in quadrato).
TRINCHETTA e CERATA (BUONA) in condizioni difficili fanno la differenza! Guarda il Video
Tornando alla trinchetta: molti si sono inventati dei sistemi per inserirla sul fiocco tutto arrotolato… secondo me funziona solo se la devi provare fuori dal porto, ma se ti dovesse servire veramente ho i miei dubbi che possa funzionare. E’ certamente più veloce tenere una vela ingarrocciata pronta in un sacco che dover fare tutto quel lavoro intorno allo strallo di prua.
Ma poi perché non armare uno strallo volante? Per non dover mettere le sartie volanti? E’ quale è il problema?
Io lo strallo di trinchetta lo tengo sempre armato e in traversata tengo la sartia volante sopravento cazzata… tanto non devo virare (in oceano si fa una virata ogni due mesi) e poi l’albero ha un punto in più di tenuta e questo certamente non guasta in caso di rottura dello strallo o di una sartia. Insomma con una semplicissima manovra in più si rende la barca sicura.
Un altro “aggeggio” fondamentale se si vuole fare una traversata oceanica in barca a vela, anche se non parliamo di sicurezza ma di confort della navigazione, è il TANGONE. In una traversata con gli alisei la navigazione sarà praticamente tutta di poppa, ma è qui che nasce l’equivoco… non è una navigazione difficile in sé, ma può essere sfiancante.
Il problema scaturisce dal fatto che le onde di solito vengono da più parti e il rollio diventa insopportabile, soprattutto nella traversata atlantica. In questa condizione mantenere le vele a farfalla senza tangone diventa impossibile, il genoa sbatterebbe in continuazione (provate ad immaginare una vela che sbatte per 20 giorni).
IL TANGONE E’ INDISPENSABILE.
Ma come usarlo?
A parte il suo impiego principale, e cioè con lo Spinnaker (che io prediligo al gennaker), il tangone serve anche a tenere fermo il genoa quando si mettono le vele a farfalla. Su come armarlo ci sono due scuole di pensiero… Io lo tengo fermo su tre punti (carica basso, carica alto e braccio) e lascio la scotta libera di scorrere dentro la varea del tangone. In questo modo, se dovessi ridurre o addirittura arrotolare tutto il genoa, posso farlo senza strallare il tangone.
Il tangone armato in questo modo mi tiene la vela molto aperta e riesco anche a fare un gran lasco con il genoa sopravento e randa con ritenuta sottovento.
La barca con il genoa tangonato corre come con lo spinnaker ma è molto più semplice ridurre in caso di groppi o rinforzi improvvisi. Il rollìo diminuisce di molto e le vele ovviamente non sbattono… è una goduria assolutamente da provare. Per quanto mi riguarda posso dire che non mi azzarderei mai a fare una traversata oceanica senza tangone.
Le vele che sbattono mi mandano al manicomio!